Venerdì Santo «Passione del Signore» Cattedrale di Cagliari, 18 aprile 2025
Al tramonto di quel venerdì, per alcuni la “questione Gesù” sembrava definitivamente archiviata, in modo drammatico certo, ma si era comunque posto termine al grave perturbamento che Egli era e suscitava. Gli apostoli erano fuggiti angosciati, restando ancora a Gerusalemme, riuniti a porte chiuse per paura dei Giudei. Per i molti che avevano seguito Gesù la speranza appariva caduta, con i sogni di felicità personale e di riscatto definitivo del popolo eletto. Il corpo di Gesù era stato deposto in fretta dalla croce, avvolto in teli e posto in un sepolcro nuovo. Non c’era stato tempo neanche per pulirlo e ungerlo, ciò che le donne che avevano osservato tutto da lontano pensano proprio di fare appena possibile, dopo il sabato.
Cosa unisce la desolazione del venerdì alla prorompente gioia del primo giorno dopo il sabato? Di cosa è pieno il silenzio del sabato?
L’arte cristiana ha rappresentato la deposizione in rapporto alla Vergine Madre. La “Pietà” ne rappresenta un’immagine dura e dolce al tempo stesso. Il corpo di Gesù non è subito deposto nella terra nuda e fredda, ma tra le braccia della Madre, che lo stringe al proprio grembo. L’obbedienza della Vergine è così pura nella sua incondizionata libertà, così radicale nell’abbandono, da poter comprendere anche l’estremo dolore, la partecipazione all’offerta della vita del Figlio. È stato scritto: «In questo “sì” sconfinato Maria è la terra redenta, che può accogliere sulle sue ginocchia il Redentore morto. Già in questa immagine muta diventa visibile che tutta la Passione non fu vana: Maria è qui la rappresentante dell’umanità che accoglie con gratitudine tutta la benedizione del cielo, anche se ciò avviene in una stanchezza infinitamente dolorosa» (Hans Urs von Balthasar).
La fecondità della croce richiama la fecondità del grembo materno. È possibile una nuova nascita, la nascita di qualcosa di nuovo, di un mondo e di una creatura nuovi, e verso questa novità Maria è protesa nella memoria, nella speranza, nella carità.
Il silenzio di Maria è carico di memoria, del sentimento della presenza di Dio che in modo definitivo ha preso dimora nella nostra storia. Anche adesso Maria conserva tutto quel che riguarda la vita e il mistero del Figlio nel suo cuore (cf. Lc 2,19). Chiediamo di poter fondare e continuamente alimentare la nostra speranza sulla viva memoria del Signore.
Maria spera, anche contro ogni speranza, nel compiersi della promessa del Signore, quella che già aveva udito a Nazaret, quando tutto era iniziato: «Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32-33), e poi ancora a Gerusalemme per bocca del vecchio Simeone, quando Gesù fu accolto come la salvezza preparata da Dio davanti a tutti i popoli, luce per rivelarlo alle genti e gloria del suo popolo, Israele (cf. Lc 2,30-32). Maria spera contro ogni speranza, stringendo il corpo nudo e freddo del figlio morto, spera cioè desidera e attende «l’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).
La pietà di Maria, che accoglie il corpo del Figlio, ci insegni a farci vicini nella carità a ogni uomo ferito, a saperne guardare con compassione il dolore e ad accompagnarne il cammino con amore fraterno. Gesù ha dato la vita per gli amici (cf. Gv 15,13) e per i nemici (cf. Rm 5,10). Per il cristiano, la pietà è sempre “cattolica”, oltrepassando i ristretti confini individuali e di gruppo per assumere la stessa forma della croce, distesa verso i confini del cosmo. Il cuore del cristiano è sempre solidale con chi soffre e ha bisogno di consolazione, la stessa che riceviamo dal Crocifisso.
Nella Pietà il sacrificio della croce comincia a fecondare la terra e a farla germogliare. Nel silenzio adorante di questa sera, chiediamo alla Madre di Cristo e nostra di poter sempre custodire, soprattutto nelle notti dello sconforto e della delusione, la viva memoria del Dio-con-noi, la ferma speranza del compiersi delle sue promesse, l’ampiezza della carità verso tutti gli uomini che dall’alto della croce il Signore guarda e già attira a sé.