Santo Natale 2024
Messaggio dell’Arcivescovo
In una misera capanna, accade l’impensabile. «Dio si è manifestato nascendo, – scrive Gregorio Nazianzeno – il Verbo prende spessore, l’invisibile si lascia vedere, l’intangibile diviene palpabile, l’intemporale entra nel tempo, il Figlio di Dio diviene figlio dell’uomo» (Sermone 38). Un evento impensabile e sorprendente che cambia la storia degli uomini e dà pienezza al tempo (Gal 4,4-5). Subito gli uomini poveri e semplici, gli uomini che vivono nella speranza di qualcosa che vada “oltre” la loro quotidiana fatica, si mettono in cammino, seguendo segni di luce, lo splendore degli angeli e il brillio della cometa. Si mettono in cammino, si fanno pellegrini di speranza, i pastori e i magi, i miseri e gli inquieti. Il Bambino di Betlemme diviene il punto di convergenza del pellegrinaggio degli uomini che sperano e che si muovono per il credito dato ai segni che hanno sorpreso nel loro cielo.
La speranza ha bisogno di un cammino e di luci attuali, non di utopie senza fondamento. Nella Lettera di indizione del Giubileo Ordinario 2025, ormai prossimo, scrive Francesco: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé» (Spes non confundit, n. 21). Tutti sperano, perché inestirpabile è dal cuore di ogni persona il desiderio della felicità e della verità e l’attesa del suo compimento. Ma la speranza, per muovere l’uomo, deve sorprendere una qualche luce che convinca che valga la pena di rischiare il cammino, che c’è qualcosa per cui lottare e guardare con desiderio il futuro. Una luce, un amico che sostiene, un perdono non atteso, una carità che ci fa sentire amati, una compagnia fedele.
San Giovanni Paolo II scriveva che con la sua incarnazione il Figlio di Dio «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Redemptor Hominis 8). Il Redentore, uno di noi, parte della nostra storia! Il mio augurio è che tutti possiamo scorgere un Dio che lavora, pensa, agisce, ama tra noi, nel tempo e nel luogo in cui siamo. Sia semplice e penetrante il nostro sguardo e pronta la volontà di accoglierne la luce piena di speranza, come quella di un «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78).
Buon Natale di Speranza a tutti!
+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo di Cagliari