Omelie Ricorrenze Vescovo

Omelia del Vescovo per la festa di San Saturnino 2024

San Saturnino 2024 

Omelia per la Santa Messa, Basilica di San Saturnino, 30 ottobre 2024 

Sir 51,1-12

1Cor 9,6-10

Gv 12,24-26

Il nostro Patrono è un giovane ucciso dai potenti del tempo. Agli occhi del mondo poteva apparire un perdente. Ma abbiamo sentito Gesù: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25-25). Questo insegnamento paradossale di una vita felice e feconda attraverso la morte e la perdita di se stessi non sarebbe accettabile per una logica umana, ma solo per la grazia e l’esempio di Gesù Cristo. È lui il chicco di grano che muore e non rimane solo. Dalla sua morte per amore (e quindi assolutamente libera), Egli è stato risollevato nella risurrezione ad una vita che non muore più, sulla quale la morte non ha più potere. E ne è nato un popolo, il popolo generato dalla risurrezione, che partecipa in forza della fede alla sua novità: «Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione» (Rm 6,4-5). Siamo noi il popolo che cammina nella vita nuova della risurrezione.

San Saturnino è testimone di questa «vita nuova», vita spesa «a somiglianza» della morte e risurrezione di Cristo, mistero di dolore e felicità, di sacrificio e pienezza. Saturnino ha liberamente consumato la sua giovinezza dando tutto per amore di Cristo, certo della grande promessa: «chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». La vita felice ed eterna non può essere la conquista di chi si preoccupa solo di se stesso, dei propri interessi e sentimenti, ma è dono dato a chi con libertà consuma se stesso, pur dentro i limiti inevitabili della propria condizione umana, per amore di Dio e dei fratelli. La nostra presenza attorno a San Saturnino testimonia oggi la verità della promessa del Signore. Non c’è felicità senza un amore disposto al sacrificio, al dono di sé senza condizioni e senza limiti.

Di questa testimonianza il mondo oggi ha bisogno. E i giovani in particolare.

Quante drammatiche notizie ogni giorno ci raggiungono di ragazzi e giovani che scambiano l’affetto con il possesso. Senza gratuità e rispetto non c’è amore, ma solo il veleno dell’egoismo e della morte che, come vediamo in questi giorni, non risparmia neanche i bambini e i neonati, i propri figli. La società che vuole eliminare Dio dal cuore della vita si ritrova a non comprendere più l’alfabeto degli affetti e delle relazioni. Nella difficoltà dei giovani, però, vediamo rispecchiato lo smarrimento degli adulti.

Colpisce che le relazioni affettive siano così spesso vissute con la stessa dinamica del rapporto con gli oggetti, rapporto di possesso, di uso, di scarto e distruzione. Ma la persona non è mai un oggetto! Il diffuso narcisismo rende la persona incapace di guardare al di là di se stessa, delle proprie emozioni e desideri. Il narcisista in fondo non ama gli altri perché nelle relazioni celebra sempre se stesso. Si diffonde una sorta di affettività senza limiti, senza verità e giudizio, instabile, troppo soggetta alla mutevolezza dei sentimenti.

Il popolo cristiano (i giovani e gli adulti, le famiglie e i vergini) è chiamato a dare testimonianza di un altro modo di amare. Amare significa affermare la bontà dell’esistenza dell’altro (“è bene, è cosa buona che tu esista”) e sentirsi mobilitati perché questa bontà sia custodita e cammini verso la perfezione. L’amore vero è volere che l’altro sia felice anche se questa felicità non comprende me, e per questo chi ama è pronto al sacrificio purché l’altro viva. Per vivere questa gratuità, però, occorre sentire la gratitudine per la vita, e l’imponenza del suo mistero. Per vivere un amore gratuito occorre una speranza infinita, perché solo la vita eterna può comporre ogni cosa. Per amare nella verità occorre una grande speranza che solo Dio può donare.

Cari fratelli e amici, San Saturnino ci insegna la verità dell’amore, che è gratuità mai possessività, dedizione mai costrizione (senza libertà non può esserci amore), disponibilità al sacrificio mai violenza.

Il Papa, per tutto questo, chiede alla Chiesa per il prossimo Giubileo un rinnovato sforzo per l’educazione dei nostri ragazzi e giovani, perché possano sempre gustare la bellezza e il senso della vita. Ci aiuti il nostro giovane Patrono a tener desta questa passione e a tradurla in gesti ed esperienze di vita nuova, quella vita che rende possibile la verità dell’amore.

 

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