Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per l’ordinazione presbiterale di don Antonio Micciché

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Basilica Sant’Elena Imperatrice in Quartu Sant’Elena, sabato 14 ottobre 2023
Omelia per Ordinazione presbiterale di Antonio Micciché

Is 25,6-10
Sal 22
Fil 4,12-14.19-20
Mt 22,1-14

 

Carissimi in Cristo,

fa davvero impressione, mentre parte del nostro mondo, quello più vicino a noi geograficamente e culturalmente, è in fiamme, non risparmiando dal furore omicida i bambini e neonati, ascoltare stasera la profezia di Isaia:

Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato (25,8).

La storia umana condivide con tutto il creato l’attesa di questo compimento di gioia, di verità, nel quale la vita terrena, fatta di contentezza e sofferenza, di amore e odio, non è azzerata o annullata ma perdonata, conclusa in quel destino di bene per la quale è stata creata. Perché noi siamo stati creati per la vita, non per la morte (cf. Sap 1,13-15). Ogni fame e ogni sete saranno soddisfatte in modo sovrabbondante alla mensa di Dio (cf. Is 25,6; Sal 22,5). Tale promessa è rivolta a quanti sperano nel Signore, perché solo Lui ha il potere di cambiare i cuori e guidare la storia verso questo porto di bene che noi aneliamo senza avere la forza di raggiungere.

Ma quando avverrà tutto questo? Cosa possiamo fare, noi Chiesa? Cosa può dare un presbitero, totalmente immerso nella storia degli uomini e totalmente preso per una missione che riguarda l’eternità?

Siamo anzitutto chiamati, caro don Antonio e cari tutti in Cristo, a sostenere la speranza degli uomini. Tra il compimento del bene atteso e questo nostro presente drammaticamente segnato da morte e divisione, si pone e fermenta la speranza cristiana, tutta appoggiata alla forza e provvidente misericordia di Dio. Speriamo tutto dal Risorto, dalla sua vittoria sul male e sulla morte e dalla forza della Sua manifestazione!

E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato
(Is 25,9).

Contro ogni rassegnazione o appagamento, siamo chiamati a sostenere la speranza di un bene futuro e bello, grande e necessario. Siamo fatti per la vita bella e piena, e non possiamo rinunciarvi in nome del realismo o per il raggiungimento di piccole misere soddisfazioni. Da uomo sei chiamato a sentire, caro don Antonio, il desiderio e la ricerca degli uomini che, anche se in modo arruffato e confuso, cercano Dio, ancora a tanti di loro ignoto. Siamo chiamati ad annunciare il Dio che gli uomini desiderano cercando la pace. Non possiamo annunciare Dio in modo credibile senza sentire in noi la domanda, la ricerca, l’ansia degli uomini che vogliono la pace, la felicità, la giustizia, la libertà. I sacerdoti che più incidono non sono sempre i più attivi ma i più sensibili, quelli da cui gli uomini si sentono compresi nei loro più autentici sentimenti e che a nome di tutti gridano la preghiera: Vieni, Signore Gesù!

Il Salmo 22 in modo magnifico esprime la nostra certezza in un Dio che penetra nella nostra storia e si fa compagno dell’uomo, offrendo il suo bastone per la nostra sicurezza. Il percorso verso la meta non è vuoto, è Dio stesso che continuamente viene e si accompagna a noi per darci forza e togliere ogni paura. Lui è con noi, non abbiamo paura. Siamo in cammino, ma non da soli, Egli è con noi. L’Emmanuele toglie la paura del cammino, anche delle valli oscure che talvolta dobbiamo attraversare.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla…
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza (Sal 22,1.4).

Tu sei con me. Caro don Antonio, la nostra missione è offrire agli uomini, con la parola e i sacramenti, con la misericordia e la fraternità, la possibilità di riconoscere questo Tu, per appoggiarvisi, per camminare senza paura verso la felicità che ci attende alla mensa preparata per noi nel paradiso. Siamo mandati agli uomini per essere segno credibile di un Dio che è con noi, che parla, perdona, si offre come cibo ai viandanti! Siamo chiamati ad essere trasparenza di questo Tu che cammina con noi, ci guida e ci fa riposare. In lui tutto è riconciliato.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni (Sal 22,6).

Siamo totalmente dentro la vita degli uomini per mostrare loro le orme del Buon pastore e invitarli a seguirne i passi, nella sicurezza di poter contare sulla forza del suo bastone. Toccando le gioie e le sofferenze dei fratelli, il presbitero li invita sempre a entrare in confidenza con il Signore, nella sua casa, seduti alla sua mensa (Mt 22,1-14).

La nostra missione, caro Antonio, è anche di destare e educare veri operatori di pace, uomini e donne certe che il muro di separazione tra gli uomini, l’inimicizia, è stato abbattuto sulla croce nel corpo di Cristo (cf. Ef 2, 14). Operatori di pace sono i beati (cf. Mt 5,9), perché solo persone felici per l’incontro con il Signore possono andare incontro agli uomini offrendo e accogliendo l’amicizia, che della pace è inizio e promessa.

Sant’Elena ti ricordi che non è possibile svolgere il ministero senza salire sulla croce, sulla quale il Buon Pastore ha finalmente incontrato gli uomini per donare loro la vita divina. Ha assunto tutto l’umano, eccetto il peccato, per comunicare tutto il divino! E questo scambio avviene sulla croce, come fra poco ti sentirai dire:

Renditi conto di ciò che farai,
imita ciò che celebrerai,
conforma la tua vita
al mistero della croce di Cristo Signore.

Caro don Antonio, ti affidiamo alla protezione della Vergine Maria, «di speranza fontana vivace» (Dante). Il Signore benedica la tua vita e il tuo ministero, perché siano per gli uomini ai quali sarai inviato motivo di speranza, vincastro che dà sicurezza, pascolo in cui riposare, guida verso la felicità, verso quella pienezza che ha il nome dolce del Signore.

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