Santa Messa Mercoledì 30 agosto 2023 (Giornata per la Vita)
Santuario della Madonna delle Lacrime, Siracusa
Innanzitutto dico la letizia di esser qui, di poter pregare oggi con voi in questo Santuario, caro alla memoria dei siracusani e dell’intera Sicilia e la cui eco raggiunge l’intera Chiesa. Ringrazio dell’invito, delle parole dette e dell’accoglienza il Vescovo, S.E. Mons. Francesco Lomanto, segno del desiderio di legame tra la Chiesa di Siracusa e quella di Cagliari, la cui storia è segnata per sempre dalla protezione di Nostra Signora che invochiamo con il titolo di Nostra Signora di Bonaria.
Tra le nostre Chiese vi è anche un chiaro segno di legame, costituito, come diceva il Vescovo Francesco, dalla bella e paterna figura di S.E. Mons. Giuseppe Bonfiglioli, Vescovo a Cagliari dal 1973-1984, trasferito in quella sede proprio da Siracusa. Mi onoro di portare oggi la sua croce pettorale, offerta a lui sembra proprio da questo santuario, che al suo interno contiene un frammento di stoffa bagnato dalle lacrime di Maria, una croce bagnata dalle lacrime della madre. Sono le lacrime della Madre che fanno di ogni croce un’offerta d’amore e quindi l’inizio della Resurrezione, come un pegno, una promessa di quelle cose nuove di cui abbiamo sentito nella seconda lettura. Che questa croce sia motivo di amicizia tra le nostre Chiese, secondo l’invito del Vescovo Francesco, amicizia che potrà e dovrà svilupparsi in modi creativi e solidali.
A distanza di 70 anni non cessa lo stupore per il miracolo delle lacrime di Maria e gli interrogativi circa il suo significato. È il segno della visita di Dio: un mistero che non si lascia addomesticare che non riusciamo a ridurre a qualche frase da offrirci, perché è accaduto un mistero che non possiamo imparare ragionando a tavolino ma solo stando davanti a quella immagine che così, muta, parla a ciascuno di noi in quest’oggi, in ogni oggi della nostra vita. È un evento misterioso perché non ha ancora finito di parlare agli uomini e oggi parla a me. Stando davanti a questa immagine possiamo comprendere di più, perché Maria piange per me, per noi, sempre, nell’oggi. Per questo torniamo sempre con piacere qui per imparare questa lezione.
Le cose eterne sono sempre contemporanee all’uomo, mentre quelle di moda svaniscono presto.
Maria continua a visitare la nostra contemporaneità, le nostre case, le nostre chiese e luoghi di lavoro. Lacrima a casa dei coniugi Iannuso per dirci che ogni casa è sua dimora. Lì dove matura l’amore, si sperimentano le gioie e le speranze, dove si accoglie la vita e si piange la morte, la Madre è presente. Non è forse l’aspirazione di ogni mamma essere presente alla vita dei figli in ogni snodo importante della loro storia, del loro cammino? E cosa fanno le mamme? Dopo aver parlato, raccomandato, cercato di disciplinare, condividono, amano, spesso parlando, più spesso in silenzio e piangono. E così è Dio, così è la nostra madre Maria. Condividere e amare, anche dentro un apparente silenzio. Dio è così, così è la Madre.
La nostra vita feriale, quella proprio di casa, è aperta al mistero di Dio, e queste lacrime ci dicono l’importanza di ciò che accade quotidianamente. La nostra vita è sempre vista da Dio e provoca la sua compassione. Siamo conosciuti e amati. Da piccolo, quando i miei genitori portavano me e i miei fratelli qui a pregare, restavamo impressionati dagli ex voto anatomici, capaci di riprodurre la forma delle parti del corpo per cui è stata chiesta e ottenuta la grazia. La fede in Dio può riguardare anche un arto, un piede, un braccio? Sì, perché riguarda l’uomo nella sua interezza. E le lacrime di Maria ci dicono quanto è importante l’uomo nella sua concretezza, nella sua storica e insostituibile unicità. La fede nel Signore Incarnato Morto e Risorto misteriosamente comprende anche questo: il corpo, la concreta unicità della nostra persona.
Nello sguardo di una mamma un malanno del corpo non è mai banale, possono esserci in quello sguardo cose piccole ma mai insignificanti, cose feriali ma mai banali. Solo una mamma può comprendere questo. Alla Madre, infatti, si può mostrare se stessi senza vergogna, il proprio bisogno, magari senza parlarne ma lo si presenta perché ci si sente compresi, amati, sempre perdonati. Di fronte a una mamma che piange non c’è vergogna che tiene. Alla madre si può mostrare se stessi e rinnovare la consapevolezza di una ragione di vita, di un motivo per cui lavorare e sacrificare. Come Maria che a Cana di Galilea è l’unica ad accorgersi: «Non hanno vino» (Gv 2,3). La Madre si commuove, compatisce e questo, in verità, è già farsi carico della nostra storia per presentarla al figlio risorto.
Le lacrime di compassione, di amore della mamma sono già l’inizio della salvezza, della speranza: Dio asciugherà ogni lacrima (Ap 21,4). Possiamo allora sperare il compimento definitivo, una cosa nuova. L’amore di oggi ci fa sperare il compimento.
Sotto la croce (Gv 19,25-27), è Maria che unisce quella morte, data e offerta per noi, e la Resurrezione. Così come nella deposizione, nella pietà, è la pietà di Maria che unisce il sacrificio e la vita.
Come sotto la croce per Gesù, così Maria partecipa al nostro dolore perché diventi offerta, anche faticosa, d’amore per la salvezza delle persone care e del mondo intero. Lasciamoci interrogare, non addomestichiamo queste lacrime.
Oggi è la giornata dedicata alla vita. È ben facile collegare il servizio della madre e la nascita della vita. La mano sapiente di Dio ha voluto che la generazione fosse dentro un dono d’amore. Oggi è proprio questo che è minacciato, è come se la vita fosse vissuta ma senza gusto, senza amore. Ci sono giovani che non amano la vita. Vorrei proprio sottolineare questo punto. Tanti giovani non amano la vita e per questo diventano violenti, rabbiosi, rancorosi. Incapaci di rispetto e di onore. Violenti anche verso se stessi, è come se non riuscissimo più ad amare questa nostra esistenza. All’inizio della vita personale, così come voluta dal Creatore, noi impariamo il nostro stesso nome attraverso la mamma e il papà. Il primo sorriso l’abbiamo fatto rispondendo al loro. Abbiamo percepito dell’esistenza delle cose, il loro nome e la loro utilità guidati dal volto della mamma.
E se questo volto è di amore, il sentimento di noi stessi e dell’esistenza è segnata per sempre da positività. Ecco, la Madre che piange sembra dirci che siamo amati di un amore definitivo e che la nostra vita vale e che non siamo sbagliati, che possiamo essere perdonati, che possiamo abbracciare i nostri fratelli uomini di un amore definitivo e che nel volto della mamma possiamo leggere la nostra verità, la nostra identità. Il valore dei nostri desideri, della nostra ricerca di felicità e di verità. Noi non possiamo capire noi stessi se non davanti al volto di Dio ed è Maria che lo rende più vicino, più comprensibile, più appassionato. Se ci nascondiamo dal volto di Dio non possiamo comprendere noi stessi. Ma quante ferite ancora oggi contro la vita: l’aborto, la guerra, la violenza verso gli altri l’autolesionismo fino al suicidio.
Possiamo leggere la nostra vera identità, i nostri sentimenti, la brama di verità e felicità solo alla luce di questo volto. Non abbiamo paura, il successo della vita non dipende dai risultati che otteniamo ma dall’amore che ne è l’origine e la sorgente, il compimento.
Tutto questo interroga la Chiesa che è chiamata ad essere compassionevole e col volto di una madre. È la sua missione, far sentire coloro che soffrono e che cercano un senso guardati con rispetto perché il pianto è rispettoso, è gratuito, accolti fraternamente, accompagnati con fedeltà. Nel volto di Maria leggiamo la missione della Chiesa chiamata ad essere materna, lieta dell’annuncio della fede, materna verso gli uomini.
Guardaci ancora e sempre, o Maria, piangi e rinnova la commozione per il tuo pianto, e parlaci della tua compassione, rinnova il nostro dolore per i tradimenti e il desiderio di una vita nuova. Guardaci sempre con misericordia perché possiamo imparare e guardarci anche noi così, con la stessa misericordia e rivolgere lo stesso sguardo ad ogni fratello uomo.
Ti affidiamo, Madre, le nostre esistenze, quelle dei nostri familiari, dei nostri cari, la vita e la missione delle nostre Chiese in Sicilia e in Italia, perché la chiesa sia lieta e col volto di mamma.