3 maggio 2023, omelia per Sant’Efisio
Chiesa di Sant’Efisio in Nora
Ap 12,10-12a
Gv 12,24-26
Carissimi e carissime in Cristo,
Sant’Efisio attirava l’attenzione per la bellezza del suo aspetto. Era “splendente nel fiore della sua età giovanile”, come si esprime il racconto della sua passione. Proprio così desideriamo che siano i nostri figli e nipoti: belli e splendenti come quei fiori che in questa stagione colorano e profumano i campi della Sardegna. La prestanza giovanile del santo martire ne sottolinea il volontario sacrificio, la decisa volontà di dar tutto per diffondere e testimoniare la fede. Efisio non trattiene per se stesso il fiore della gioventù ma lo dona generosamente per amore di Dio e la salvezza del popolo di Cagliari e di questa Isola. Il martire, d’altra parte, testimonia che la vita acquista valore quando è offerta, quando si apre all’incontro con gli altri e si spende per collaborare al loro destino, quando è tutta protesa nella ricerca, nell’affermazione e nella testimonianza della verità e dell’amore.
“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-25). Per godere della vita non occorre piegarla alle ragioni del proprio egoismo ma donarla in uno slancio senza confini e misure, seguendo e imitando il Signore Gesù. Chi ne ha conosciuta la dolcezza sa bene che per Lui val la pena dare tutta la vita.
Il giovane Efisio, nell’incontro con Cristo, ha trovato l’energia per un cambiamento decisivo: da soldato persecutore a missionario fervente fino al martirio. Egli ci scuote dalla tiepidezza nella quale talvolta ci adagiamo e ci conferma che quando incontra (e rincontra) Cristo, la vita si riempie di forza e di scopo, oltre che di radicale esigenza di cambiamento. Nell’incontro con il Signore, infatti, si fa più radicale l’esigenza di un cambiamento.
La giovinezza, in particolare, si mobilita nella sua energia di affetto e ragione, di costruttività e creatività, di volontà di bene e di bellezza quando incrocia l’annuncio credibile e sperimentabile di “ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario” (Francesco, Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 35). Di questo noi tutti, e i giovani in particolare, abbiamo bisogno: l’annunzio di ciò che è più bello, più grande e desiderabile, dell’unico bene davvero necessario, quello che non può esserci tolto e che dà ragione di ogni affetto e curiosità (cf. Lc 10,42).
Senza la ricerca e l’affermazione di questo “più bello, più grande, più attraente e necessario” anche la giovinezza può corrompersi e ripiegarsi su se stessa. Quanti giovani in tutte le parti del mondo sono convocati per imparare ad odiare e mandati a combattere gli uni contro gli altri! Non possiamo non ricordare con dolore i tanti giovani che stanno combattendo in Ucraina in campi di battaglia che solo fino a pochi mesi fa erano campi di grano. Dove si coltivava per nutrire la vita adesso si semina la morte. In tanti luoghi anche i bambini sono usati come arma di distruzione.
Guardando alla nostra realtà italiana e isolana, non possiamo non restare colpiti dai tanti giovani che soffrono di ansia per l’incertezza in cui sentono avvolto il proprio futuro, affrontato con sentimenti di impotenza e rassegnazione. La sofferenza muta di tanti giovani si ripercuote molto spesso contro se stessi e il proprio corpo, nelle minacce contro la propria vita, nei comportamenti autolesivi, nei disturbi del comportamento alimentare e nel ritiro dalla scuola e dalla vita sociale.
Sono tutti fenomeni che devono interrogarci profondamente, perché è in gioco la felicità e la vita dei nostri ragazzi. E se non sappiamo offrire e testimoniare a loro grandi ragioni di vita, allora è in gioco la solidità stessa del nostro futuro. I giovani, infatti, sono come una spia della tenuta del nostro tessuto sociale.
La giovinezza, nella sua purezza, è un tesoro grande, una ricchezza peculiare, per ciò che è in se stessa e per la fecondità che sa dare. È sempre una primavera, un cominciamento, un’apertura all’infinito, al futuro e alla felicità. Interroghiamoci: sappiamo guardare con stima e fiducia i nostri giovani, sappiamo offrire a loro una compagnia autorevole che li aiuti ad essere quel che sono, sappiamo sostenerli nel realizzare il sogno di una vita bella e intensa?
Cari giovani, il santo protettore, il giovane Efisio, vi invita a cercare indomiti ciò che è più grande e più bello, a non lasciarvi costringere in compromessi senza respiro. Prendete in consegna voi stessi, nella scoperta del vostro io e nell’emergere delle grandi aspirazioni e desideri, non abbiate paura della sete di radicalità e della ricerca del definitivo. Andate incontro ai vostri coetanei e sostenetene la speranza. Avendo a cuore il vostro destino, partecipate con generosità e creatività alla costruzione di un mondo diverso e migliore, dove gli uomini possono non morire di fame e di odio, o esser privati della dignità per mancanza di lavoro e di rispetto. Difendete la vita!
Il pensiero corre alle parole di San Giovanni Paolo II, al quale va la nostra gratitudine incondizionata: “Cari giovani… dicendo sì a Cristo, voi dite sì ad ogni vostro più nobile ideale” (Giubileo dei giovani, 2000). Nessun vero e grande ideale è rivale di Cristo, perché in Lui si compie ogni aspirazione. Dicendo sì a Cristo, dite sì a ogni vostro più vero sogno!
Carissimi tutti, non abbiamo paura di lasciarci afferrare da Cristo e dal suo amore: è il più grande e bello, è l’amore che dà la vita e che dona a tutti, in ogni fase dell’esistenza, fino alla morte, la “perenne giovinezza dello spirito” (dalla liturgia).