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Omelia per la Messa nel primo anniversario della morte di don Alberto Pistolesi

Omelia per la Messa nel primo anniversario della morte di don Alberto Pistolesi

1° dicembre 2022 – S. Stefano, Quartu Sant’Elena

Is 26,1-6
Dal Sal 117 (118)
Mt 7,21.24-27

Potremmo vivere questo momento fissati a “un anno fa”, fermati al momento della morte di don Alberto, oppure potremmo scegliere come punto visuale l’oggi, “un anno dopo”, raccogliendo quanto nel frattempo si è chiarificato e sviluppato. Un anno dopo: e il Vangelo di oggi è, come sempre, la Parola che Dio dice al nostro presente.

Il Vangelo racconta di una casa solida fondata sulla roccia, una abitazione che resiste alle intemperie del tempo e all’usura del tempo. La casa è il simbolo di ciò che ci accoglie e che è più nostro: dono gratuito e risultato di un impegno di costruzione. È un’immagine di intimità condivisa e accogliente perché chi spera la felicità di un amore pensa alla casa, a una bella casa da spartire, come un destino comune. La casa deve durare, come i rapporti più veri, deve essere un’immagine (anche imperfetta) del “per sempre”.  È sorprendente che Dio abbia voluto per se stesso una dimora tra le case degli uomini, per poter abitare in ciascuna di esse. Dove Dio dimora, l’uomo finalmente trova casa, riposa. La Chiesa è la nostra casa affinché le nostre case siano come Chiesa.

La resistenza della casa dipende interamente dalla solidità delle sue fondamenta e dalla saggezza del costruttore. È saggio l’uomo che non fonda su se stesso la casa, la propria esistenza e la missione nel mondo, e men che meno la casa della comunione ecclesiale. È saggio colui che fonda tutto, e tutto scommette, su Gesù Cristo, sull’ascolto delle sue parole e la messa in pratica del suo insegnamento. Mette in pratica la Parola chi ne fa la ragione, il criterio del giudizio, l’amore dominante, l’orientamento dell’esistenza. La Parola è messa in pratica quando diventa vita ed è propria questa la volontà del Padre.

La casa, l’uomo saggio. Sentire questa Parola nel primo anniversario della morte di don Alberto è una provvidenziale coincidenza. La grandezza di un uomo, tanto più di un sacerdote, non è misurata dalla propria capacità personale, che spesso proviene dall’indole, dall’educazione e dalla storia, ma dalla grandezza dello scopo per cui vive, dalla grandezza di ciò che costruisce, che contribuisce a costruire insieme a tanti fratelli. Quest’anno ci sono stati restituiti tanti tasselli della vita di don Alberto che valgono a poco a poco a costruire un ritratto globale, anche se l’interezza del disegno è conosciuta solo dal Padre che vede nel segreto e tutto conosce. Solo davanti a Dio l’uomo ritrova il suo vero volto ed è per sempre.

Ricordiamo con gratitudine la vivacità di don Alberto, la generosità del suo impegno, la fedeltà della sua affezione che per molti è stata la porta per accedere alla bellezza della Chiesa, la sua creatività e tenacia. Abbiamo rivisto tante volte la sua immagine sorridente. Oggi il vangelo ci aiuta a comprendere il senso profondo del suo agire: ha costruito la Chiesa come casa buona per tanti giovani, casa accogliente, nella quale sentire l’abbraccio di Dio su di sé. Onoriamo don Alberto abitando la casa che egli ha contribuito a costruire e nella quale ha introdotto tanti giovani perché potessero incontrare Dio e tanti fratelli. Onoriamo don Alberto riconoscendo il Padre del quale egli è stato un segno potente e persuasivo, attraente e convincente.

Nel tempo, il nostro grazie si dilata, come la certezza che ciò per cui don Alberto ha lavorato e sofferto è per sempre. San Agostino ci aiuta a ricordare che nella vita cristiana “passano i fatti, ma non passa quello che attraverso i fatti stessi viene costruito”: l’edificio della fede, la dimora della Chiesa. Don Alberto è stato un grande lavoratore, un buon operario e chiediamo che Dio lo custodisca presso di sé, nella sua casa dove non è più ombra e lacrime, dove tutto è luce e gioia.

Nella Benedizione solenne del rito del battesimo, il celebrante parla alle mamme: “Dio onnipotente, che per mezzo del suo Figlio, nato dalla vergine Maria, ha dato alle madri cristiane la lieta speranza della vita eterna per i loro figli, benedica la mamma qui presente; e come ora è riconoscente per il dono della maternità, così con il suo figlio viva sempre in rendimento di grazie”. Cara mamma Lidia, immaginiamo a stento il suo dolore e preghiamo il buon Dio perché non venga meno la lieta speranza della vita eterna per la quale ha presentato Alberto al battesimo e lo ha poi accompagnato nello sviluppo della sua esistenza. Nella fede del Signore risorto, può continuare a vivere, insieme ai figli Valentina e Francesco, e in comunione con lo sposo, sempre in rendimento di grazie, e nella pace, che si compone sia di gioia che di dolore. Nella speranza cristiana, abbia pace.

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