Sabato 30 aprile 2022, omelia per Sant’Efisio
Chiesa di Sant’Efisio, Cagliari
At 5,27b-32.40b-41
Ap 5,11-14
Gv 21,1-19
Con questa celebrazione entriamo nei giorni belli e intensi della festa di Sant’Efisio che, dopo due anni di necessaria povertà dovuta alla pandemia, riprende i colori, i suoni, i segni e le dimensioni della tradizione.
All’origine di questa festa c’è la preghiera per la liberazione dalla peste, la paura per il contagio e la voglia di vivere. In questi ultimi anni siamo stati riportati all’essenza della vita, a quella battaglia tra la vita e la morte che sempre ci riguarda, e che Cristo ha combattuto facendo trionfare la vita. Ci siamo rivolti più volte, fiduciosi, a Sant’Efisio per chiedere la sua intercessione per la liberazione dalla pestilenza e la protezione della nostra gente. Riprendiamo adesso lieti il nostro cammino, apriamo il cuore alla speranza, ma non dimentichiamo nulla: quanti sono morti, coloro che portano i segni del passaggio della malattia, i tanti che vivono nel disagio e hanno paura del futuro. Portiano nel cuore il dramma della guerra, con i suoi terribili suoni di armi, di lacrime e sofferenza, di morte. Siamo lieti ma non incoscienti. Non dimentichiamo nulla e continuiamo a chiedere al nostro Santo Protettore il gusto del vivere, la pace in noi e tra noi, l’amore che ci fa sentire uniti.
Chiediamo la fede, quell’obbedienza a Dio più radicale di ogni possibile rispetto umano, come insegna San Pietro (cf. At 5,29). Lo stesso apostolo, ai bordi del lago di Tiberiade, aveva certamente presente tutto il male visto e commesso nei giorni terribili della passione del Signore, ma ora davanti alla sua Persona risorta, alla sua dolce presenza, non può non dire: «ti voglio bene» (Gv 21,15-16). Sì, fratelli, sia questa l’anima gioiosa, il colore vivace di questa festa: abbiamo visto e stiamo osservando tante cose brutte, ma anche tanti esempi di generosità e di apertura solidale, e avendo tutto presente possiamo dire al Signore della vita: sì ti voglio, ti vogliamo bene, e ti ringraziamo perché sei stato al nostro fianco e hai camminato con noi lungo le nostre strade. Facciamo festa per dire al mondo il nostro amore. «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17).
Per questo amore ci mettiamo in processione: riconosciamo nella figura di Sant’Efisio i passi del Signore risorto che cammina nelle nostre strade e usciamo di casa per stare con lui, ci mettiamo in cammino alla sua sequela. «Seguimi» (Gv 21,19). Ci mettiamo in processione per stare accanto al nostro santo che cammina con Cristo e lasciarci condurre al luogo del martirio, lì dove riconosciamo che il segreto della vita è il dono di sé.
La processione che domani partirà da Cagliari per raggiungere Nora, e poi tornerà in questo luogo sacro per la tradizionale attestazione dello scioglimento del voto, manifesta il volto della nostra Chiesa, e quindi del nostro popolo, che ama tanto la vita e non ha paura di donarla. Il popolo che cammina dietro al Signore, tra le case degli uomini, accompagnerà la statua del Santo e le sue preziose reliquie. Sarà una imponente manifestazione di fede che esprimerà in modo eloquente la condizione del popolo di Dio in cammino con Cristo e dietro Cristo; un popolo che non esita ad attraversare le città e i paesi, a passare tra le case e per le strade, gridando con la voce, con la fatica dei passi e la preghiera del cuore il suo amore a Gesù Cristo. È la nostra missione: essere testimoni di Cristo per annunciare a tutti la salvezza e la bellezza della sua redenzione.
Un grande autore medievale diceva: Ubi amor, ibi oculus. Dov’è l’amore, qui è l’occhio. Volentieri guardiamo chi amiamo. L’amore a Cristo suggerisca il giusto sguardo sugli uomini. Durante il pellegrinaggio osserveremo le nostre città, come per immedesimarci con le speranze e le fatiche degli uomini, guardandoli con amore, con la compassione del nostro Santo che offrì la vita pensando e pregando per la protezione dei suoi fratelli. Lo sguardo di misericordia che si posa sulla vita degli uomini è come un pegno di risurrezione, un inizio di rinascita.
Preghiamo, lavoriamo, operiamo per questa rinascita collettiva, per una nuova primavera, in un rinnovamento di unità, fede, amore. Che questa festa sia un segno della «rinnovata giovinezza dello spirito» (dalla liturgia). E sia pace in noi e tra noi, che questa pace raggiunga i confini della terra e le terre martoriate dell’Ucraina.