15 gennaio 2022, Solennità di Sant’Efisio
Parrocchia di Sant’Anna, Cagliari
La solennità di Sant’Efisio ci mette davanti alla sua vicenda eccezionale, davvero fuori dai canoni della normalità così come siamo abituati a pensarla. Proprio per la sua straordinarietà, la sua storia ci affascina, ci rassicura e ci provoca. Soldato dell’esercito imperiale, Efisio è inviato a combattere i cristiani, sotto la dominazione di Diocleziano. In Italia gli appare il segno della croce e ode la voce di Gesù dal cielo. Quindi la conversione e il battesimo ricevuto a Gaeta. Da persecutore, Efisio diventa annunciatore del Vangelo. A Cagliari si rivolge all’imperatore che decide la sua morte che avviene a Nora, proprio il 15 gennaio 303, dopo aver invocato sul popolo sardo la benedizione di Dio.
L’incontro con Cristo cambia in profondità la vita del giovane soldato e la riempie di gioia, di libertà, di senso. È Gesù Cristo il vero protagonista della storia, l’amore e la pace di Efisio, il termine di quel che noi desideriamo e speriamo. Il Santo ha iniziato una vita nuova, radicalmente nuova e bella, carica di senso, in forza di questo incontro, nella scoperta gioiosa che nulla poteva separarlo dall’Amore, come abbiamo sentito nella Seconda Lettura. Anche noi desideriamo iniziare di nuovo, e sempre di nuovo incontrare Gesù Cristo. Siamo qui perché siamo già cristiani, certo, ma Cristo non smette di venirci incontro e di parlare alla nostra vita, soprattutto nella bellezza dei suoi testimoni, dei santi piccoli e grandi che ci circondano e segnano la nostra vicenda umana. Rinnoviamo ogni giorno l’incontro con la novità viva di Cristo, lasciamoci incontrare da Lui, lasciamo che parli al nostro cuore e seguiamo con slancio d’amore i suoi passi. Prima di ogni dovere c’è la bellezza di questo incontro e l’entusiasmo di un amore infinito.
La storia di Sant’Efisio ci aiuta a comprendere che la fede è un dono di Dio, da invocare continuamente e con il cuore sincero, ma anche che noi cristiani siamo chiamati a testimoniarla con le parole, i gesti e il modo di comportarci. In tutto quel che facciamo si vede ciò che amiamo nel profondo. La fede tocca il nostro cuore quando diventa vita, quando cioè rinnova gli interessi, la disponibilità, la conoscenza delle cose. Nascono allora delle domande: perché vive così? Che cosa lo spinge? Una testimonianza autentica suscita l’interesse e la domanda degli altri. Spesso parliamo dell’evangelizzazione, cioè dell’azione con cui la Chiesa porta Cristo agli uomini. Sappiamo però che il tema vero non sono le strategie da usare o l’organizzazione delle strutture, comprendiamo che il cuore dell’evangelizzazione è la testimonianza di fede, speranza e carità dei discepoli. “Questa vita che vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 19). La carne è vivificata dalla fede, la fede è vissuta nella carne. La croce che Efisio porta nella mano vuol dirci che l’incontro con Cristo deve imprimersi nel cuore e nella mente, come il fattore distintivo nella nostra identità e nella nostra missione nel mondo: siamo di Cristo, siamo inviati a testimoniare agli uomini il suo amore. La croce che adoriamo in chiesa sia impressa dentro la carne della nostra vita.
Sant’Efisio passò dal servizio del potente del mondo, all’amicizia di Cristo. È questa la libertà: non più servi dei potenti ma amici di Dio. A volte seguire Cristo può comportare il coraggio di andare controcorrente, per convertirci dagli idoli all’unico vero Dio. L’incontro con il Signore mette sempre in opera questa conversione, questo cambiamento di valori e priorità. Può esserci qualche sacrificio, certo, ma non abbiamo paura, perché perfino i capelli del nostro capo sono tutti contati. «Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!».
La prima e fondamentale missione dell’Arciconfraternita di Sant’Efisio è quella di aiutarci a imitarne l’esempio e a testimoniare l’amore, la fede e la speranza di Cristo negli ambienti nel quale il Signore ci ha posto: nella famiglia e nella scuola, al lavoro come nell’impegno professionale e politico, nella carità e nell’amicizia. Siete confrati perché compagni sulla strada della sequela del Signore, compagni di viaggio. Lo stupore per la vita di Sant’Efisio e la gratitudine per la sua intercessione potente imprima alla vita un dinamismo di cammino. Questo nostro mondo crede più ai testimoni che ai maestri, diceva San Paolo VI, più ai fatti che alle teorie. Questa nostra città ha bisogno di testimoni credibili che con la vita e parola, nella gioia e nell’impegno, rendano visibile il Vangelo, suscitando l’attrazione per Gesù Cristo e la bellezza di Dio. Chiediamo che la nostra vita, anche se piccola e debole, piena di limiti e di peccati, renda visibile, in qualche modo, il volto di Dio.
Efisio muore chiedendo la benedizione del popolo cagliaritano. È morto pensando a noi. Questa è la misericordia: farsi carico degli altri e della loro miseria, agire per il loro bene, donare la propria vita perché tutti sperimentino il conforto della tenerezza di Dio e la cura degli uomini. La comunità cristiana è chiamata ad essere casa di misericordia, soprattutto in questo tempo nel quale la pandemia ha reso più faticosa la condizione di tanti nostri fratelli. Cresce la povertà e il disagio, cresca anche la nostra misericordia.
Per questa profonda commozione per i nostri fratelli, ci rivolgiamo di nuovo al nostro Santo Patrono per affidare le nostre persone e le nostre famiglie, la nostra Arcidiocesi e tutto il popolo cagliaritano. Preghi per noi perché sappiamo imitarlo nella fede e nella testimonianza d’amore e ci protegga invocando la liberazione dal male della pandemia.