Natale del Signore 2021, Messa della notte.
Cattedrale di Cagliari, 25 dicembre 2021.
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10-11).
Il timore del quale parla l’evangelista è certamente legato alla misteriosa apparizione dell’angelo nel cuore della notte. La paura, in verità, ci coglie tutte le volte in cui ci sentiamo esposti a un fatto che non possiamo dominare nella sua evoluzione, ad un evento che possa provocare un male. Sappiamo per esperienza a quante minacce siano esposte le cose alle quali teniamo: la salute nostra e delle persone care, un certo benessere, il lavoro, la buona fama, la vita stessa. A volte anche il futuro ci fa paura e, infine, la morte. Abbiamo timore quando sentiamo minacciato un bene importante. Cosa può vincere la paura? Chi può convincerci a non aver timore se la notte è profonda?
I pastori ricevono l’annuncio di una gioia grande. È una gioia che riguarda l’oggi e la nascita di un Salvatore che “appare” nel segno di «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12).
La gioia cristiana si nutre dell’incontro continuo con il Dio che si fa incontro oggi in segni d’amore e di luce. Ecco cosa può vincere la paura: la gioia di un amore più forte di ogni minaccia e nel quale è custodito il nostro vero bene.
«Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!» (Mt 10,29-31). Non abbiamo timore perché anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Noi valiamo l’amore di Dio. Riconosci, cristiano, la tua dignità!
«Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore» (1Gv 4,18), dirà San Giovanni. Ciò che vince il timore non è il coraggio, ma l’amore e la gioia che lo esprime e lo comunica.
Ancora una parola sulla gioia. Una scrittrice e mistica francese, Madeleine Delbrêl, descrive in una sua poesia (Agio) un violinista che riesce a eseguire un pezzo difficile con perfezione. E aggiunge
La nostra grande pena
È suonare senza gioia la tua bella musica,
Signore, che ci muovi di giorno in giorno.
È trovarci sempre al tempo degli esercizi,
al tempo degli sforzi sgraziati.
È passare tra gli uomini
Come persone sotto accusa, tristi e disprezzate.
È non distendere sul nostro angolo di mondo,
in mezzo al lavoro alla fretta alla fatica,
l’agio dell’eternità.
È penoso suonare la musica di Dio senza gioia, condurre una vita nel rispetto delle note dottrinali e morali del cristianesimo ma senza anima. È una bella musica, ma se viene suonata senza gioia non commuove e non attira nessuno! Il Signore nasce in una mangiatoia, adorato dagli angeli in cielo e in terra dai poveri pastori, mentre tutti ubbidiscono al comando di Cesare Augusto, proprio per distendere la gioia dell’eternità in ogni angolo del mondo, nella stalla e in casa, in chiesa e nel lavoro, in famiglia come in ospedale, nelle carceri e nelle scuole. L’uomo sta bene solo quando può respirare l’eterno che brama e questo è possibile già in questa nostra terra accogliendo la grande Presenza che ci viene incontro nel segno piccolo e fragile di un bambino e nella potenza definitiva del Salvatore.
Ci doni il Signore il cuore dei bambini e dei poveri di spirito, la semplicità dei pastori, perché sappiamo distendere l’eternità in ogni frammento di tempo che viviamo, in ogni angolo del mondo che abitiamo, per annunciare a tutti, con la nostra gioia, che il Salvatore è con noi! Anche nel nostro oggi, Egli è qui con noi!