Omelie Vescovo

Omelia del Vescovo per San Saturnino martire

Omelia per San Saturnino, 30 ottobre 2021

Parrocchia di San Lucifero

Sir 51,1-12; 2Cor 9,6-10; Gv 12,24-26

Carissimi in Cristo,

con l’effusione del suo sangue, il giovane Saturnino ha offerto la suprema testimonianza a Cristo, testimonianza di fede pura, carità fraterna e speranza nella città futura ed eterna. Non possiamo far memoria del nostro Santo patrono senza lasciarci interrogare dal suo sacrificio d’amore e dalla sua sorte beata: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).

Insegna il Concilio che nella «vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci dà un segno del suo Regno verso il quale, avendo intorno a noi un tal nugolo di testimoni e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati» (LG 50). Nell’esempio di donazione di San Saturnino, contempliamo la stessa presenza del Signore. Egli parla a noi e ci attira mostrandoci il volto trasfigurato dei suoi testimoni, la bellezza del loro esempio. Lasciamoci attirare dal bel volto dei santi. È il volto del Dio -con-noi che ci chiama a seguirlo. «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12,26).

San Saturnino, amico e testimone di Dio, ci invita potentemente alla comunione tra noi. La contemplazione del nostro santo concittadino ci congiunge a Cristo nel desiderio della felicità eterna e ci invita al tempo stesso a ricercare e praticare la carità fraterna, una più stretta comunione tra i cristiani della terra nella Chiesa. La comunione con i santi appartiene allo stesso mistero che ci unisce nel vincolo della carità nel qui ed ora della fraternità ecclesiale. È la comunione che ci porta a Cristo.

Al dono bello di questa comunione si riconduce la sinodalità, che esprime l’essenza stessa della Chiesa e si orienta all’evangelizzazione. «Come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo» (1 Cor 12, 12). Solo dall’unità in Cristo assume significato la pluralità tra i membri del corpo, che arricchisce nella carità la Chiesa superando qualunque tentazione di uniformità e di frammentazione. La Chiesa cammina insieme in forza di questa unità nella pluralità di carismi e ministeri.

Anche quest’anno la festa è condizionata dalla pandemia, la quale ha elevato nel mondo un “gemito” che la Chiesa sta cercando di raccogliere leggendovi l’espressione del gemito dello Spirito. Cosa Dio dice alla Chiesa attraverso questa sofferenza? Quale appello alla nostra responsabilità? «Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza» (Fratelli tutti, n. 33). Il cammino sinodale, che la nostra Chiesa di Cagliari, in comunione con la Chiesa universale e le Chiese sorelle in Italia, ha aperto domenica 17 ottobre, intende raccogliere questo appello secondo lo stile dell’ascolto vicendevole, dell’incontro fiducioso, del discernimento comunitario. Il desiderio di vivere in modo più radicale il Vangelo ci spinge a considerare la qualità della fraternità nelle comunità ecclesiale e la responsabilità di evangelizzazione verso il mondo intero.

In forza della fraternità che vive, la comunità cristiana può rivolgersi al mondo per affermare la inalienabile dignità dell’uomo e l’importanza delle sue comunità, il valore della vita, il gusto dell’amicizia e della responsabilità sociale e proporre un senso più profondo del lavoro e della convivenza umane. Nel suo cammino sinodale, la Chiesa è chiamata ad essere una profezia per tutta la società. Una comunità fraterna e capace di incontro e ascolto, che sollecita la partecipazione e la corresponsabilità dei battezzati, potrà mettersi a fianco dei poveri e degli ultimi e aiutare l’intera società umana a cercare e perseguire un progetto condiviso di bene comune, nella solidarietà e sussidiarietà.

Una recente ricerca sulla povertà in Sardegna ha messo in luce che la pandemia ha reso le famiglie sono sempre più povere e ha aumentato la disuguaglianza dei redditi da lavoro. Si percepisce inoltre una diminuzione dello spirito di iniziativa e di responsabilità sociale che ha trovato una clamorosa espressione nel crollo della partecipazione al voto che a sua volta si salda con la fiducia interpersonale ridotta. Per altre ricerche solo un sardo su sei si fida del prossimo e contemporaneamente sono quadruplicate le persone che dichiarano di non andare a votare mai o quasi mai. E sono i giovani a votare sempre meno. La partecipazione è sempre connessa alla fiducia nel futuro e nella convivenza. La sfiducia rende meno solidale il tessuto sociale e più debole il senso di partecipazione. Questi elementi sono tra loro intimamente connessi.

Si comprende l’appello che il Papa ha più volte fatto risuonare: per uscire migliori da questa crisi occorre che il cammino di solidarietà e di lotta alla povertà si associ alla sussidiarietà e alla partecipazione sociale dei singoli e dei corpi intermedi (le famiglie, le associazioni, le cooperative, le imprese, le espressioni della società civile). Tutti devono poter contribuire alla rinascita, esercitando il proprio ruolo per la cura e il destino della società e divenendo protagonisti del proprio riscatto. Il “camminare insieme” della Chiesa è fermento di cambiamento per tutta la famiglia umana.

Affidiamo a San Saturnino questo percorso di comunione, partecipazione e missione della Chiesa di Cagliari e la speranza di rigenerazione dell’intera famiglia umana che vive e lavora in questa nostra amata città.

 

 

 

 

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