Cattedrale Cagliari, 15 agosto 2021
Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab
1Cor 15,20–27a
Lc 1,39-56
- In Maria assunta nella gloria del cielo in corpo e anima risplende a noi, come diremo nel Prefazio, «un segno di consolazione e di sicura speranza». In lei contempliamo, commossi, il «compimento del mistero di salvezza». Il compimento al quale siamo chiamati è la gloria, è la vita che riceveremo in Cristo, come afferma S. Paolo nella seconda lettura, la vita che solo Cristo può donare. In questo destino di gloria si compie la promessa di Dio e la brama del cuore dell’uomo. In ogni azione, in ogni passo e respiro, consapevoli o meno, e molto più in modo inconsapevole, noi bramiamo questo destino, la salvezza eterna dell’anima e del corpo. Cerchiamo la felicità e la libertà, soprattutto non vogliamo che vada perduta la nostra esistenza con i suoi affetti e la sua bellezza. Non vogliamo che la morte vinca. Vogliamo essere certi che non moriremo in eterno e che non siamo nati per caso.
- Il genio di Luigi Pirandello fa dire a un personaggio che lo rappresenta: «Spesso la grandezza mia consiste nel sentirmi infinitamente piccolo: ma piccola anche per me la terra, e oltre i monti, oltre i mari cerco per me qualche cosa che per forza ha da esserci, altrimenti non mi spiegherei quest’ansia arcana che mi tiene, e che mi fa sospirar le stelle…». Così si sente un uomo consapevole di sé: piccolo piccolo, ma con un’ansia di vita e un sospiro di desiderio per i quali è piccola l’intera terra. L’uomo consapevole cerca qualcosa oltre l’universo finito che corrisponda al suo cuore e che dia ragione del suo cammino. Questa ricerca è il segno della grande nostra grandezza. Deve esserci questo qualcosa d’oltre, perché nulla di ciò che è finito può saziare l’anima. All’abisso del cuore basta solo l’abisso di Dio. Siamo mandati nel mondo a dialogare con l’ansia degli uomini e il loro sospiro. Siamo forse chiamati, in questa nuova stagione, nella quale tante cose nuove si affacciano e spesso ci disorientano, a far dialogare il cuore col mistero di Cristo. Dobbiamo incontrare gli uomini in quel punto profondo nel quale e per il quale solo Dio è risposta.
- La vita di questo nuovo incontro la dichiara il Magnificat: è la via della misericordia, il potente braccio di Dio. L’incontro con Cristo avviene lungo la strada della misericordia, dell’amore gratuito verso gli umili e gli affamati, verso le persone per le quali ci siamo solo noi. Una misericordia che è anche vero cambiamento del mondo, una grande rivoluzione, nella misura in cui disperde i superbi e rovescia i potenti. Proprio il pensiero del compimento finale sa discernere ciò che vale e ciò che è illusorio e sostiene la scelta per l’umiltà e la povertà contro la superbia e il potere fine a se stesso. Solo l’amore resta per sempre e ci introduce al destino desiderato. La speranza del compimento del mistero di salvezza illumina e sostiene la carità per gli uomini e la lotta per il cambiamento del mondo.
- Possiamo però anche dire che per essere ammessi in questo compimento dobbiamo saperci fare noi stessi umili e docili, come Maria. La gloria del paradiso ha, da un certo punto di vista, la stessa dinamica del suo inizio, di cui abbiamo sentito nel Vangelo. Scrive una mistica contemporanea che con l’Assunzione Maria rivive la grazia dell’incarnazione in modo inverso: «Così com’ella l’ha accolto nell’ambito delle cose umane, allo stesso modo egli ora la fa entrare nella sua vita divina ed eterna. Entrambi gli atti sono in sé completi ed includono globalmente l’uomo, l’anima e il corpo. […] Come una volta la Madre ha pronunciato un sì nei riguardi del Figlio e di tutto ciò che lo riguarda, allo stesso modo è il Figlio che oggi pronuncia un grande sì verso la Madre» (A. von Speyr). Il compimento del mistero di salvezza è per questo sì di Cristo alla nostra disponibilità ad accoglierlo, alla nostra preghiera, alla generosità della nostra sequela e sincerità della nostra carità. Oggi contempliamo il compimento del mistero di salvezza per il sì di Cristo che risponde in modo definitivo al nostro sì, anche se povero e stentato. È un incontro d’amore desiderato e ricercato. A pensarci bene, lo scambio di questi sì realizza il mistero coniugale. Nel cielo, la salvezza si compie come incontro sponsale.
- Maria esulta nel Signore. È un compimento che non avviene per “autorealizzazione” o “conquista” umana, ma per grazia, per la grazia di un amore incontrato, di un amore che si abita e in cui ci si muove. Il compimento della vista avviene per l’incontro con Gesù Cristo, che è della stessa natura di quello che ha dato gioia a Giovanni Battista ed Elisabetta, e si coglie come un abbraccio di tenerezza e carità. È questa la nostra missione: andare incontro ad ogni uomo che cerca e brama la salvezza portando Cristo in noi, come Maria quel giorno ad Elisabetta.
Desideriamo il paradiso e portiamo la presenza viva di Cristo nella storia: è l’unico che conosce l’uomo, la sua fatica e la grandezza del suo desiderio. Solo Cristo può donarci il compimento che bramiamo.