Omelie Vescovo

Veglia pasquale nella Notte santa 2021. Omelia dell’Arcivescovo

Cattedrale di Cagliari, 3 aprile 2021

«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto» (Mc 16,6). L’annuncio del giovane che appare alle donne che di buon mattino, il primo giorno della settimana, erano andate al sepolcro è l’annuncio perenne della Chiesa. È la nostra speranza, Cristo risorto, e la ragione della nostra vita. Il Signore Gesù, detto il Nazareno, non è più nella tomba nuova dove gli uomini pensavano di chiuderlo per sempre. È risorto! Le donne corsero dai discepoli pieni di timore e di stupore. Certamente lieti per una realtà così grande, sconvolgente. Gesù aveva detto il vero, non era stato vano il sacrificio di seguirlo e la dolcezza di amarlo. Quelle donne avranno pensato che non era vano vivere se la morte era stata vinta.

Il poeta Mario Luzi, nel testo delle meditazioni per la Via Crucis presso il Colosseo di qualche anno addietro, fa dire a Gesù tutto il suo amore per la vita degli uomini:

«Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto.

È bella e terribile la terra.

Io ci sono nato quasi di nascosto,

ci sono cresciuto e fatto adulto

in un angolo quieto

tra gente povera, amabile e esecrabile.

Mi sono affezionato alle sue strade,

mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,

le vigne, perfino i deserti. […]

La vita sulla terra è dolorosa,

ma è anche gioiosa: mi sovvengono

i piccoli dell’uomo, gli alberi, gli animali».

Bella e terribile. È così la terra, come il cuore dell’uomo, pieno di contraddizioni. Chi scioglie questa contraddizione? Chi salva la bellezza della vita? Noi vi nasciamo con un innato desiderio di felicità. Veniamo al mondo con una sorta di promessa: tu sei un bene, la vita sarà per te un bene. Impariamo a gustare la bellezza delle cose e a godere dell’amore. Conosciamo poi le minacce del male, le brutte possibilità della storia, la sofferenza. Nonostante i nostri sforzi, quante crisi dobbiamo affrontare, quanti disordini e fatiche. E infine la morte. Quella promessa iniziale di bene può essere mantenuta? Possiamo essere felici se siamo destinati a morire? E se questa è la fine, non è vano lo stesso nascere? L’amore, che ha dentro tutta l’apertura all’infinito, è un inganno? Ogni gioia sulla terra è come avvelenata dal pensiero della fine. Dice Sant’Agostino: «Gli uomini cercano di essere felici nel paese della sofferenza. Cercano l’eternità nel paese della morte». Continua il Santo Vescovo, parlando della risurrezione: «il Signore ci dice, la verità ci afferma: “Ciò che cercate non è qui, perché non viene da qui”. È la felicità che cercate, perché ogni uomo vi aspira. È la felicità che cercate, perché è bello vivere». L’annuncio della risurrezione ci raggiunge e ci persuade che è bello vivere, pur dentro tutte le contraddizioni e difficoltà. L’esistenza può rivelarsi anche difficile, ma mai senza senso perché la felicità che cerchiamo, quella per cui nasciamo, c’è. Non saremo catturati dalla morte ma attirati alla vita eterna.

Il Signore è risorto, e la morte non ha alcun potere su di lui, e noi possiamo sperare la beatitudine, possiamo amare la vita senza essere intossicati dal «veleno della morte» (Sap. 1,14). In Cristo ci è fatta la promessa di un bene più grande di ogni minaccia, di ogni peccato e della morte stessa.

Nella fede del Risorto impariamo a riconoscere e amare intensamente la bellezza e potenza delle cose create: il fuoco e il vento, l’aria sottile, la volta stellata, l’acqua impetuosa e i luminari del cielo, come dice la Scrittura (cf. Sap 13,2-5). Nella fede del risorto affermiamo che Dio ama davvero tutte le cose esistenti e nulla disprezza di ciò che ha creato. Il Signore è amante della vita (cf. Sap 11,24-26).

L’annuncio di gioia di questa santissima notte della Chiesa è che il dono della vita è una promessa senza inganno: «consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù». Viventi per Dio, non per la morte. Non può esserci disperazione per chi ha scommesso tutta la vita su questa promessa. Anche il male e il peccato possono essere vinti e non hanno mai l’ultima parola sull’uomo.

Abbiamo ancora bisogno dell’aiuto del Risorto e della sua compagnia e guida. Ancora Mario Luzi: «L’offesa del mondo è stata immane. Infinitamente più grande è stato il tuo amore. Noi con amore ti chiediamo amore».

Ti chiediamo, o Signore risorto e presente, quell’amore che è vita senza fine.

 

 

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