Cattedrale di Cagliari, 1 aprile 2021
L’orazione dopo la comunione del lunedì della IV Settimana di Quaresima ci ha fatto pregare in questo modo: «I tuoi santi doni, o Signore, trasformino la nostra vita e ci guidino ai beni eterni». Il dono del nuovo ed eterno sacrificio, del convito nuziale dell’amore di Cristo, è dato per il cambiamento della vita, perché questa diventi un unico cammino verso quel Bene eterno che supera ogni desiderio. Alla trasformazione sostanziale del pane e del vino chiediamo umilmente che corrisponda la nostra trasformazione esistenziale.
All’inizio di questa celebrazione, la preghiera Colletta ci ha aiutato a comprendere meglio questa realtà. Abbiamo chiesto che «dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita». La trasformazione della vita è la pienezza della carità. Si realizza quanto i Padri hanno insegnato: diventiamo ciò che riceviamo. La nostra vita è attirata nella carità di Cristo e ne viene trasformata, assumendo una forma eucaristica, la forma dell’amore senza misura e condizione.
In forza di questa trasformazione, il culto non è più relegabile a momenti particolari e a dimensioni private e intime, ma tende a investire ogni aspetto della realtà. Tutta l’esistenza diviene offerta a Dio e servizio ai fratelli: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv13,12-14).
La comunione con Cristo è anche unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona e ai quali ci invia, unione di amore e aiuto, di condivisione e amicizia. La pienezza di carità cambia ogni cosa, ogni relazione e incontro, al lavoro come in famiglia. È questo amore totalizzante la pienezza di vita che trasforma il tempo in un pellegrinaggio verso il bene ultimo, nel quale ogni fame e ogni sete saranno soddisfatte. Tutto, nella memoria di Cristo, diviene importante: «sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31). La vita stessa, quindi, nella sua concretezza è offerta e assunta per manifestare Dio: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 13,1). Come il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo, così la nostra esistenza è chiamata a divenire la circostanza nella quale appare e si comunica Dio stesso.
La forma eucaristica dell’esistenza personale ha riscontro nella vita della comunità: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,42-47). Ecco la comunità eucaristica: per il pane spezzato e l’ascolto della Parola, i credenti sono uniti e concordi, condividono i beni materiali a favore dei più bisognosi, stanno in mezzo al popolo nella letizia, attraggono a sé molti altri per la bellezza della vita che offre. La comunità eucaristica è anche una comunità missionaria, per la bellezza della vita che propone, per la ricchezza dei segni e prodigi che in essa si manifestano.
Le persone che incontriamo hanno fame e sete di vita, e anche senza saperlo chiedono di potersi sfamare di Dio. La testimonianza della nostra vita è il ponte, la porta d’accesso al grande mistero. L’amore di Cristo raggiunge gli uomini attraverso la testimonianza della nostra persona e della comunità. Non abbiamo da proporre precetti o grandi idee, ma una Persona, un Amore che sperimentiamo come forza di cambiamento. Il testimone non propone mai se stesso ma un Altro, un amore affidabile e trasfigurante, in grado di mutare il gusto delle cose, i sentimenti, l’intelligenza, le relazioni.
Con semplicità chiediamo che la partecipazione all’Eucaristica trasformi tutta la vita nostra e delle nostre comunità nella carità di Cristo.