Cattedrale di Cagliari, 17 febbraio 2021
«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2).
È questo un tempo favorevole, “segno sacramentale della nostra conversione”, del nostro ritorno a Dio. Parliamo di certo della Quaresima, come tempo distinto dagli altri dell’anno liturgico. Ma anche di questo periodo storico, di quest’oggi caratterizzato dalla pandemia. Quanto dolore abbiamo visto e quanta paura, incertezza e rabbia. Anche questo è momento favorevole.
Mi ha colpito un giudizio del padre cistercense Erik Varden, Vescovo di una diocesi della Norvegia: «Quando la realtà eccede le nostre categorie, l’orizzonte deve allargarsi perché non entra più nei limiti soliti. I momenti “eccessivi” sono potenzialmente momenti di risveglio, perché la novità apporta la domanda: che senso ha? E questa domanda parla del senso ultimo di tutto. Parla del Logos, che nella storia si è fatto carne e che, nella Chiesa, prosegue il suo mistero di incarnazione». Viviamo tempi “eccessivi”, eccedenti i limiti dell’ordinario svolgimento della vita personale e sociale, che ci spingono a chiedere e cercare una giustificazione, a domandare un senso credibile a tutta la sofferenza e al tanto amore che abbiamo visto. Il Logos fatto carne risponde anche all’altra sfida del tempo presente, riguardante la capacità di prenderci cura gli uni degli altri, soprattutto dei più fragili e poveri, ad avere e saper esprimere compassione per gli uomini segnati dal male.
La risposta alla nostra domanda di senso e di compassione possiamo mendicarla solo guardando il volto di Cristo, sfigurato dalla sofferenza ma trasfigurato dall’amore, l’amore più grande, quello che dà la vita. Il Logos si avvicina nel volto di un Crocifisso/Risorto che si è fatto carico di tutta la passione dell’uomo per riaprirlo alla speranza di vita eterna.
Nel suo Messaggio per la Quaresima 2021, il Papa parla del «cuore misericordioso del Padre» e del «cuore aperto» di Gesù Cristo. Il cuore del Padre, il cuore del Figlio. Nell’immagine della Trinità, definita tradizionalmente “trono di grazia”, si vede il Padre che sostiene la croce e il crocifisso, che si piega con compassione sul Figlio e partecipa alla sua passione per gli uomini. Ecco, questo è il cuore di Dio! È il tempo di contemplare e gridare al mondo la misericordia di Dio, della quale, per grazia, siamo destinatari e testimoni. Per questo possiamo essere – come leggiamo in Isaia – riparatori di brecce e restauratori di case in rovina per abitarvi (cf. Is 58,12). La vera dimora dell’uomo è il cuore di Dio, il suo amore.
Possiamo riconciliarci con la nostra vita e la nostra storia, con gli altri e il destino, guardando, o meglio, come dice il canto, lasciandoci guardare dal volto di passione e amore di Gesù: «Tu mi guardi dalla croce questa sera mio Signor, // ed intanto la tua voce mi sussurra dammi il cuor». Dammi il cuore! La Quaresima ci educa a lasciarci guardare dal volto di Cristo e a dargli il cuore: nel digiuno impariamo ad aver fame di Dio, nella preghiera desideriamo e domandiamo l’unico necessario, nell’esercizio della misericordia dilatiamo la misura dell’amore nell’accoglienza di ogni uomo.
Ritornare a Dio significa riconoscere che è Lui il nostro bisogno fondamentale, l’oggetto ultimo del nostro desiderio, la misura infinita dell’affetto che vogliamo per noi e che gli altri domandano. Altrimenti, senza dare il cuore, l’affermazione di Dio resta ultimamente astratta, incapace di toccare la vita vera e concreta, i rapporti, la storia degli uomini. La fede cristiana è vita che si muove, che cerca, incontra, segue, e non può essere tale se non tocca il cuore. Cristo è in grado di commuoverlo, di suscitarne un cammino di vero cambiamento, libero e lieto.
Il Logos, la ragione ultima, viene incontro a noi in un abbraccio che ama e perdona, che accoglie e sazia la nostra fame. Queste settimane siano per ciascuno di noi l’esperienza di un incontro, quello tra il nostro desiderio più profondo, che brama Dio e lo cerca anche se a tentoni, e il cuore di Dio che cerca l’uomo per riconciliarlo e colmarlo della Sua dolce presenza.