Omelie

Saluto dell’Arcivescovo in occasione dell’imposizione del Pallio

15 settembre 2020

Eccellenza Reverendissima,
La ringrazio sentitamente per la sua amabile e attenta presenza a Cagliari e per la delicata sensibilità con la quale mi ha incoraggiato e accompagnato, insieme al personale della Nunziatura in Italia, in questi primi passi del mio ministero episcopale, entusiasmante e arduo.
In lei salutiamo con profondo attaccamento e gratitudine il Santo Padre Francesco, che lo ha inviato per impormi il Pallio, segno liturgico che significa la cura che Cristo Buon Pastore ha per gli uomini, in comunione con il Vescovo di Roma e gli altri Vescovi. Il legame con la sede di Pietro, che presiede alla comunione universale nella carità, è tutela delle legittime varietà e garanzia che queste non compromettano l’unità, ma la servano.
Questo segno di comunione mi suggerisce un pnesiero sentito e affettuoso ai Vescovi delle Chiese in Sardegna, in particolare ai Vescovi presenti e a quelli della metropolia di Cagliari.
Un deferente saluto rivolgo alle autorità civili e militari, chiamati in questo periodo a un gravoso lavoro per il bene comune, alle quali ribadisco il vivo desiderio della Chiesa di Cagliari di partecipare all’edificazione di una casa comune solidale e sussidiaria, che abbia a cuore la dignità della persona umana e lo sviluppo delle comunità in cui vive e si esprime.
La Provvidenza ha voluto che questo incontro avvenisse nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria Addolorata. Sotto la croce, Maria è perfettamente unita a Cristo nel mistero sconvolgente della sua spoliazione e ne riceve in dono una nuova maternità, interamente generata dalla fede. Prego perché la Chiesa di Cagliari assuma interamente i sentimenti di questa Madre la cui fecondità matura nella condivisione dell’amore senza fine del Signore. Tutti, nell’abbraccio della Chiesa, possano sentirsi a casa propria, amati e accompagnati verso la pienezza del proprio destino.
Porto nel cuore le persone, i sacerdoti e i diaconi, i consacrati, i giovani, le comunità e le famiglie incontrati in questi mesi e tutti quanti appartengono al popolo che Dio mi affida e al quale mi ha consegnato come pastore e servo, padre e fratello. Un pensiero speciale per gli ammalati, i più poveri e fragili.
Ho cominciato, Eccellenza, in questi mesi, a scoprire l’anima di questo popolo, che entra armonia con l’incanto dei suoi contesti naturali con la bellezza del lavoro artigianale e l’invenzione artistica, il canto, la musica e il lavoro ben fatto. È un popolo che viva forme religiose di commovente bellezza, capaci di esprimere e trasmettere il patrimonio di fede speranza e carità ereditato da una storia lunghissima, intimamente connessa alla testimonianza dei primi martiri e confessori della fede. Non a caso, intenso è il dialogo con i santi, nella cui vita si legge l’amore di Dio e nella cui intercessione si fa esperienza della comunione di tutta la Chiesa.
A questa intercessione abbiamo più volte fatto ricorso in questa crisi sanitaria e sociale, pregando per la salute e la saldezza della fede. Nell’emergenza abbiamo visto testimonianze imponenti di fede, carità e solidarietà, di dedizione al bene comune e generoso servizio alla vita delle persone.
Nel cuore dello Stabat Mater è la grande preghiera: «Fac, ut árdeat cor meum // in amándo Christum Deum, // ut sibi compláceam» (Fa’ che arda il mio cuore nell’amare il Cristo-Dio, per essergli gradito).
Che Maria ci ottenga la grazia di questa ardente commozione per la dolce presenza del Signore amato, che offriamo ai nostri fratelli come il tesoro più caro. Agli uomini che cercano la pienezza della vita, offriamo umilmente, con rispetto e senza reticenze, la memoria viva di Cristo risorto, che si rende visibile nella misericordia, sorgente trasparente di grazia e di pace.
Alla Chiesa è chiesto un nuovo slancio, la passione e l’entusiasmo di andare incontro agli uomini, soprattutto ai giovani e alle persone più deboli, per sostenere la loro ricerca di bene, di verità e felicità, mostrando i segni della presenza del Signore Risorto. La passione missionaria non può che incarnarsi nell’armonia unitaria, che resiste alla tentazione di cammini frammentati e dispersivi, e mostrarsi nella letizia di uomini e donne conquistati dall’amore di Cristo.
Tutto questo – carissimi in Cristo – affidiamo con fiducia alla Vergine Madre.

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