Sa die de sa Sardinia
Cagliari, 28 aprile 2020
Signor Presidente della Regione Autonoma della Sardegna,
Signor Presidente del Consiglio regionale
Gentilissimi Consiglieri,
Signore e signori,
l’edizione di quest’anno del Sa die de sa Sardinia cade in un momento cruciale. La diffusione del coronavirus ha trasformato le nostre vite, modificando non solo le abitudini quotidiane ma soprattutto la percezione del vivere sociale. Siamo stati messi davanti agli enigmi che interrogano nel profondo l’animo dell’uomo e che riguardano la fragilità dell’uomo, la malattia e la morte, ma anche la convivenza e il dovere della solidarietà vicendevole. Nel nuovo inizio che ci attende non possiamo lasciar cadere queste domande.
L’emergenza è stata una grande lezione di convivenza: abbiamo imparato che le scelte individuali e il destino degli altri e della società sono fortemente correlati. Questa mutua implicazione tra bene personale e bene comune, tra scelte personali e scelte collettive, fa di un casuale aggregato di persone un vero popolo libero. Abbiamo imparato che la convivenza civile si fonda sulla difesa e la cura della vita e che non esiste vera libertà che non sia anche responsabilità per gli altri, soprattutto i più deboli. Abbiamo sfidato ogni forma di indifferenza individualistica e ci siamo lasciati commuovere dalla sofferenza e disagio degli ammalati e dei poveri. Insieme siamo sempre chiamati a «portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 6, 2). Il valore della persona si è rivelato di nuovo strettamente legato a quello della comunità sociale.
In conseguenza della grave crisi sanitaria, si stanno adesso mostrando i primi segnali di una crisi economica che rischia di compromettere la sicurezza di vita di larghe fasce della popolazione e di far cadere nel baratro dell’indigenza la parte più debole ed emarginata della nostra società.
Adesso serve un nuovo inizio. Servono grandi energie spirituali e morali per tessere un vissuto sociale concorde e solidale, aperto al futuro e creativo. Se per difendersi basta la paura, per ripartire serve amore alla vita, amicizia sociale, creatività dei cittadini e delle comunità.
La Chiesa in Italia sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese ed è provocata dalla presente situazione a esprimere nel modo più ampio la sua missione di annuncio della Parola di Dio, preghiera, servizio della carità e dialogo sociale. Intendiamo mettere in opera, come ha detto il Papa, tutte le possibilità della “creatività dell’amore”.
Auguro che la celebrazione odierna, che si pone tra memoria e speranza, passato e futuro, possa essere ricordata come l’inizio di una nuova amicizia sociale e solidale del popolo di Sardegna, sempre fiero e libero.
Auguri a tutti